venerdì 11 gennaio 2013

Dipinti murali



"Putti"
Acrilico su MDF
cm. 120x120


"Putti" 
posa in opera



"Putti" 
particolare


giovedì 10 gennaio 2013


Burattino "Scimmia Ballerina" 
realizzato in gommapiuma e stoffa.


Maschera "Lupo Cattivo"
realizzata in gommapiuma.




Testa di burattino "Lupo Cattivo" 
realizzata in gommapiuma e cartapesta.



Testa di burattino "Lupo Cattivo"
fase della lavorazione.



Burattini realizzati con materiali di recupero: 
carta giornali, calzamaglie, ritagli di stoffe, 
abitini per bambini, anima in listelli di abete. 



Fase della lavorazione: 
finitura della testa.


Introduzione 
alla 
pirografia su compensato

Con l’augurio che queste poche indicazioni base possano favorire un approccio agevole alla pirografia, espongo in sintesi le fasi di lavorazione per la realizzazione dell’elaborato pirografico denominato “Giger Piros”.



L’attrezzatura, il supporto e l’immagine 

Utilizzo un pirografo PIRO R300, con due uscite e regolatore di temperatura da 6 a 12v.
Per l’elaborato “Giger Piros” ho impiegato una punta detta “punta per scurire” e che ho adoperato sfruttandone sia la superficie piatta che il profilo. Ho eseguito il lavoro su una tavola di pioppo (compensato comune), cm. 54x59x0,5 e satinata con carta abrasiva Waterproof P120 (qualsiasi marca va bene).
Scelto il soggetto da riprodurre, in questo caso “Li I”, fotoincisione aerografata del 1974 di Hans Ruedi Giger, ho stilizzato e messo in formato l’immagine (cm. 40×55). Ho trasportato l’immagine sulla tavola utilizzando carta carbone Pelikan 1015 G, tracciando solo le linee essenziali (no riempimenti) e facendo attenzione a non premere col taglio della mano scrivente sull’elaborato per non macchiare la tavola.

La pirografia

Allo scopo di conoscere quali sono i limiti e le possibilità di azione che lo strumento consente, sarà utile esercitarsi un po’ provando la punta del pirografo su una tavoletta di compensato e cercando di eseguire segni sottili, con il bordo dell’attrezzo, e segni ampi/sfumature, con la parte piatta.Non occorre realizzare nulla in particolare, solo procedere “a mano libera”, con l’unico scopo di famigliarizzare con il pirografo. Dopo qualche secondo di attività ci accorgiamo che il calore sprigionato dal puntale arriva alle dita, brucia! Un po’ di pazienza; alcuni pirografi sono dotati di un leggero disco di alluminio che si applica tra l’impugnatura ed il puntale in modo da “isolare” le dita dal calore, ma questa soluzione non è ottimale perché il disco protegge ma copre alquanto la visuale… col tempo impareremo a maneggiare l’impugnatura senza applicarvi il disco e senza subire i danni del calore.
Primo esercizio vero e proprio consiste nella realizzazione di tre segni eseguiti con la parte piatta dell’attrezzo; tre toni base: il massimo scuro (la bruciatura più “nera” possibile), il medio ed il minimo…


L’esecuzione

Ho realizzato l’elaborato “Giger Piros” procedendo, in maniera sistematica alla copertura di piccole aree per volta (cm. 15X10) e “legando” le diverse zone con applicazioni successive; un passaggio con la parte piatta dell’attrezzo, con temperatura bassa (10v) e realizzazione di “striscioline” contigue l’una all’altra che costituiranno “la prima stesura”, la base su cui procederemo per le applicazioni successive. Con passaggi ulteriori e tratti della stessa natura, definiremo sommariamente i volumi, le ombre proprie e quelle portate.
L’effetto sfumato è gestibile combinando temperatura, velocità d’esecuzione e incrocio dei segni, un po’ come si fa per il tratteggio a matita o a china. Per realizzare le parti più “nere” si procede lentamente ed esercitando una certa pressione, per le parti chiare, invece, leggera pressione e maggiore velocità.
Dopo il secondo/terzo passaggio, la superficie del compensato si “incrudisce”; possiamo aumentare la temperatura (12v).


Penultima fase per la realizzazione di questo lavoro è il tracciamento dei contorni; ancora temperatura 12v e tracce eseguite con movimenti ampi e continui. A completamento dell’elaborato, come ho già accennato, una serie di passaggi di “legatura” dove sarà necessario, conferiranno uniformità all’opera.
Indispensabile munirsi di pazienza, l’elaborato assume un aspetto sempre più compiuto man mano che, velatura su velatura, si procede con la definizione delle singole parti e l’omogeneizzazione dell’insieme.
Ho realizzato “Giger Piros” nell’arco di una settimana ed ho lavorato mediamente sei ore al giorno.
Ovviamente è il caso di iniziare con soggetti “semplici”, eseguiti principalmente al tratto e che possano corrispondere risultati soddisfacenti senza l’impiego di troppo tempo. Può essere utile disegnare direttamente sul compensato, ma attenzione, i segni della matita, come quelli della carta carbone, non si rimuovono facilmente.

Da tener presente:
  • utilizzare una mascherina per evitare di inalare i fumi delle bruciature (il compensato è trattato con collanti)
  • orientare le venature secondo il verso del disegno
  • a volte, sotto la superficie del compensato, ci sono dei “vuoti” che al passaggio della punta arroventata si aprono producendo buchi (succede raramente)
  • non lavorare eseguendo tratti troppo sottili ed incisioni poco profonde, con l’andar del tempo questi segni tendono a schiarirsi…
  • a lavoro ultimato stendere sull’opera tre mani di vernice all’acqua trasparente (lucida o satinata), avendo cura di coprire anche i bordi. In una fase successiva stendere una mano di vernice anche sul retro per bilanciare l’eventuale imbarcamento della tavola.


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