Introduzione
alla
pirografia su compensato
Con
l’augurio che queste poche indicazioni base possano favorire un
approccio agevole alla pirografia, espongo in sintesi le fasi di
lavorazione per la realizzazione dell’elaborato pirografico
denominato “Giger Piros”.
L’attrezzatura,
il supporto e l’immagine
Utilizzo un pirografo PIRO R300, con
due uscite e regolatore di temperatura da 6 a 12v.
Per l’elaborato
“Giger Piros” ho impiegato una punta detta “punta per scurire”
e che ho adoperato sfruttandone sia la superficie piatta che il
profilo. Ho eseguito il lavoro su una tavola di pioppo
(compensato comune), cm. 54x59x0,5 e satinata con carta abrasiva
Waterproof P120 (qualsiasi marca va bene).
Scelto il soggetto da
riprodurre, in questo caso “Li I”, fotoincisione aerografata del
1974 di Hans Ruedi Giger, ho stilizzato e messo in formato
l’immagine (cm. 40×55). Ho trasportato l’immagine sulla
tavola utilizzando carta carbone Pelikan 1015 G, tracciando solo le
linee essenziali (no riempimenti) e facendo attenzione a non premere
col taglio della mano scrivente sull’elaborato per non macchiare la
tavola.
La
pirografia
Allo
scopo di conoscere quali sono i limiti e le possibilità di azione
che lo strumento consente, sarà utile esercitarsi un po’ provando
la punta del pirografo su una tavoletta di compensato e cercando di
eseguire segni sottili, con il bordo dell’attrezzo, e segni
ampi/sfumature, con la parte piatta.Non occorre realizzare nulla in
particolare, solo procedere “a mano libera”, con l’unico scopo
di famigliarizzare con il pirografo. Dopo qualche secondo di
attività ci accorgiamo che il calore sprigionato dal puntale arriva
alle dita, brucia! Un po’ di pazienza; alcuni pirografi sono dotati
di un leggero disco di alluminio che si applica tra l’impugnatura
ed il puntale in modo da “isolare” le dita dal calore, ma questa
soluzione non è ottimale perché il disco protegge ma copre alquanto
la visuale… col tempo impareremo a maneggiare l’impugnatura senza
applicarvi il disco e senza subire i danni del calore.
Primo esercizio
vero e proprio consiste nella realizzazione di tre segni eseguiti con
la parte piatta dell’attrezzo; tre toni base: il massimo scuro (la
bruciatura più “nera” possibile), il medio ed il minimo…
L’esecuzione
Ho
realizzato l’elaborato “Giger Piros” procedendo, in maniera
sistematica alla copertura di piccole aree per volta (cm. 15X10) e
“legando” le diverse zone con applicazioni successive; un
passaggio con la parte piatta dell’attrezzo, con temperatura bassa
(10v) e realizzazione di “striscioline” contigue l’una
all’altra che costituiranno “la prima stesura”, la base su cui
procederemo per le applicazioni successive. Con passaggi
ulteriori e tratti della stessa natura, definiremo sommariamente i
volumi, le ombre proprie e quelle portate.
L’effetto
sfumato è gestibile combinando temperatura, velocità d’esecuzione
e incrocio dei segni, un po’ come si fa per il tratteggio a matita
o a china. Per realizzare le parti più “nere” si procede
lentamente ed esercitando una certa pressione, per le parti chiare,
invece, leggera pressione e maggiore velocità.
Dopo il secondo/terzo passaggio, la superficie del compensato si “incrudisce”; possiamo aumentare la temperatura (12v).
Dopo il secondo/terzo passaggio, la superficie del compensato si “incrudisce”; possiamo aumentare la temperatura (12v).
Penultima
fase per la realizzazione di questo lavoro è il tracciamento dei
contorni; ancora temperatura 12v e tracce eseguite con movimenti ampi
e continui. A completamento dell’elaborato, come ho già
accennato, una serie di passaggi di “legatura” dove sarà
necessario, conferiranno uniformità all’opera.
Indispensabile munirsi di pazienza, l’elaborato assume un aspetto sempre più compiuto man mano che, velatura su velatura, si procede con la definizione delle singole parti e l’omogeneizzazione dell’insieme.
Indispensabile munirsi di pazienza, l’elaborato assume un aspetto sempre più compiuto man mano che, velatura su velatura, si procede con la definizione delle singole parti e l’omogeneizzazione dell’insieme.
Ho
realizzato “Giger Piros” nell’arco di una settimana ed ho
lavorato mediamente sei ore al giorno.
Ovviamente è il caso di iniziare con soggetti “semplici”, eseguiti principalmente al tratto e che possano corrispondere risultati soddisfacenti senza l’impiego di troppo tempo. Può essere utile disegnare direttamente sul compensato, ma attenzione, i segni della matita, come quelli della carta carbone, non si rimuovono facilmente.
Ovviamente è il caso di iniziare con soggetti “semplici”, eseguiti principalmente al tratto e che possano corrispondere risultati soddisfacenti senza l’impiego di troppo tempo. Può essere utile disegnare direttamente sul compensato, ma attenzione, i segni della matita, come quelli della carta carbone, non si rimuovono facilmente.
Da
tener presente:
- utilizzare una mascherina per evitare di inalare i fumi delle bruciature (il compensato è trattato con collanti)
- orientare le venature secondo il verso del disegno
- a volte, sotto la superficie del compensato, ci sono dei “vuoti” che al passaggio della punta arroventata si aprono producendo buchi (succede raramente)
- non lavorare eseguendo tratti troppo sottili ed incisioni poco profonde, con l’andar del tempo questi segni tendono a schiarirsi…
- a lavoro ultimato stendere sull’opera tre mani di vernice all’acqua trasparente (lucida o satinata), avendo cura di coprire anche i bordi. In una fase successiva stendere una mano di vernice anche sul retro per bilanciare l’eventuale imbarcamento della tavola.
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